7 luglio 2009
Dietro lo Specchio
Non più di due anni fa, la tag “principio di precauzione” attivava in lingua italiana meno di 300 pagine. Oggi superano le 65.000.
Il principio di precauzione è stato inserito per la prima volta nella legislazione nazionale nel 2006, dal cd Codice dell’Ambiente, prendendo diretta ispirazione dall’art 174 del Trattato di Roma, assimilandone il comma 2 e tralasciando di completare la trascrizione con il comma 3, che del precedente è la continuazione naturale.
Il Codice dell’Ambiente non riporta la definizione del principio (come peraltro anche il Trattato di Roma). È fondamentale invece la lettura dei criteri per la sua applicazione contenuti nella Comunicazione 2 febbraio 2000 (COM/2000/01) della la Commissione Europea. Più di recente (2008) il principio di precauzione è ripreso, a sproposito, in una delle revisioni del Codice, in materia di bonifiche e disinquinamento delle acque sotterranee (vedi: http://corradotumaini.postilla.it/2009/06/25/rischio-sanitario-e-ambientale/).
Sinora il principio è stato soprattutto applicato nei casi di rischio sanitario per le persone. Esso consente, ad esempio, di impedire la distribuzione dei prodotti che possano essere pericolosi per la salute ovvero di ritirare tali prodotti dal mercato. Il principio di precauzione è correlato al principio della proporzionalità degli interventi e non può essere utilizzato come pretesto per azioni aventi fini protezionistici.
…. non può essere utilizzato come pretesto per fini protezionistici….Interessante puntualizzazione, perchè il principio di precauzione è stato formulato proprio per contrastare il protezionismo.
Le linee guida europee specificano anche molto chiaramente che il ricorso al principio di precauzione è prerogativa dei responsabili politici ai quali la comunità ha delegato il compito di affrontare costantemente il dilemma di equilibrare la libertà e i diritti degli individui, delle industrie e delle organizzazioni con l’esigenza di ridurre i rischi di effetti negativi per l’ambiente e per la salute di esseri umani.
Ai tecnici è richiesto l’esercizio della prudenza.
Sulla utilità ed opportunità della sua applicazione il mondo politico, economico e scientifico è diviso, talvolta con posizioni contrapposte difficilmente riconciliabili…. Un dejavù.
Meditando sul protezionismo, in genere, vengono alla mente immagini di merci bloccate alle frontiere, pressioni sui politici da parte dei gruppi di interesse, dichiarazioni allarmanti della comunità scientifica, manifestazioni spontanee di protesta in nome della salute e dell’ambiente, dichiarazioni contrapposte di politici, facce sorridenti di opinionisti.
Ma…può esistere un’altra forma di protezionismo che si alimenta del principio di precauzione e che sfugge all’osservazione dei più?
Ritengo di sì. Quando con un’applicazione molto rigida del principio, tanto da risultare arbitraria e in contrasto con l’analisi critica della totalità delle acquisizioni scientifiche, si riduce notevolmente lo spettro delle opzioni possibili per coloro che debbono gestire il potenziale rischio sanitario o ambientale. Si escludono possibilità di sviluppo per alcuni comparti a vantaggio di altri. Se in questo sistema non è introdotto il numero congruo di variabili e tale modello si ripete e si consolida, nel breve tempo diventa una forma di protezionismo “non dichiarato”. Silente ed efficace.
È mia opinione che un esempio estremo sia stato il Proibizionismo: una scelta politica “a fin di bene” non supportata da una attenta SWOT Analysis che ha generato il risultato opposto di “proteggere” i traffici illeciti.
Precauzionismo come Proibizionismo?
Esempi attuali?
Il mercato dei rifiuti. Discariche vs Inceneritori, Smaltimenti vs trattamenti, Piattaforme esterne vs Bonifiche in posto.
Il detentore del rifiuto e il responsabile per la bonifica sono “spinti” a scelte che in realtà tali non sono: i trasferimenti dei rifiuti a impianti extra nazionali (una sorta di protezionismo “a flusso inverso” dove la “merce protetta” è il servizio); lo smaltimento tout court, il ricorso a pratiche illecite ma “economicamente sopportabili”.
Altri esempi si trovano in tutti i comparti vitali del nostro sistema: energia, trasporti, comunicazioni.
Il legislatore e, soprattutto, i consulenti tecnici e i “comitati di saggi” che lo assistono e consigliano sono effettivamente consapevoli di questa trappola?
Nei nostri ruoli di tecnici ambientali o sanitari o di consulenti finanziari ed amministrativi siamo sempre più spesso posti nell’imbarazzo della scelta del percorso da suggerire ai nostri assistiti, senza più il conforto della oggettiva analisi del rischio e dei risultati dell’analisi costi/benefici.
Prudenza vs Protezione. Fuori dalla stanza, attraverso i vetri, si vedono le scritte sui muri o graziosamente ondeggianti sui cartelli di protesta, c’è brusio nei corridoi e urla ritmate nella strada; le irritanti suonerie cellulari (quelli nel taschino) interferiscono in continuazione e le sirene dei cellulari (quelli fuori sulla strada) si uniscono al coro.
Uno specchio. Le nostre immagini riflesse. E dietro lo specchio?
Scritto il 9-7-2009 alle ore 21:55
Come si fa a difendersi da chi sbandiera il principio di precauzione come pretesto per avvalorare le proprie tesi senza avere alle spalle un vero studio scentifico?
E come si può essere convincenti con le persone comuni che sentendo parlare di ”precauzione” ritengono opportuno affidarsi a limiti restrittivi che non hanno riscontro scentifico ma che magari sono stati imposti sull’onda emotiva di qualche evento catastrofico? come facciamo a spiegare loro le condizioni per le quali il principio si può applicare?
Mi sono scontrato con tale comportamento nell’analisi dei limiti dei campi elettomagnetici.
Scritto il 10-7-2009 alle ore 09:35
@ Nicola Carrera: per le ferree regole del blog manegement non posso rispondere in modo esauriente ai quesiti, cioè come vorrei: è un problema di “brevità” del messaggio e la brevità è un talento che non posseggo. Quindi,la mia replica sarà oggetto del prossimo post,forse più di uno:
In tempo reale, però, accontentiamoci, di girare per questi links:
http://marziomarigo.postilla.it/2009/06/29/rischio-percepito-o-effettivo/
http://raffaellolupi.postilla.it/2009/06/19/tassazione-teorie-e-professionisti/#more-35
http://marziomarigo.postilla.it/2009/06/30/lincidente-di-viareggio/
http://www.corradotumaini.com/blog/category/news/
e, sempre su questa Area, il post “Le parole sono -ancora- importanti” che è lì per essere pubblicato.
C’è una traccia comune (tipo: Se un giorno d’inverno, un viaggiatore….)
Un anticipo però eccolo: Difendersi?! Mai! Attaccare sempre…con prudenza.
Scritto il 10-7-2009 alle ore 12:26
@ Nicola Carrera 2: maledetto taglia&incolla!
Nei links è “saltato” questo:
http://eugeniofalcone.postilla.it/2009/07/06/ambiente/
Fondamentale!