• CATALOGO
  • LIBRI
  • CODICI
  • RIVISTE
  • SERVIZI ON LINE
  • ELEARNING
  • EBOOK
  • APP
  • BANCHE DATI
  • SCUOLA DI FORMAZIONE
  • SOFTWARE
 

La' dove c'è Caos

Il Blog di Corrado Tumaini

  • Home
  • Profilo
  • Pubblicazioni
  • Contatti
  • Archivio
Postilla » Ambiente » Il Blog di Corrado Tumaini » Normativa ambientale » Consulenti Ambientali: Cosa Stiamo Diventando?!

26 gennaio 2012

Consulenti Ambientali: Cosa Stiamo Diventando?!

Tweet

Ho appena terminato con l’ennesima telefonata: non importa con chi, sia esso stato un soggetto privato o un rappresentante della pubblica amministrazione, né l’argomento specifico. È la sostanza del contatto che si impone: inazione, smarrimento, ipocrisia, confusione, irresponsabilità, che  impediscono l’accesso al problema, lo avvolgono di una tensione peciosa, lo ingigantiscono ogni oltre misura.

Da sei anni è il tran tran quotidiano, il replicarsi di dejavù sempre più sbiaditi, di ritardi indifendibili e di immeritate attese.

Sono consulente, il mio ruolo deve essere:
•    promuovere le istanze del Cliente
•    facilitare lo sviluppo delle procedure
•    rimuovere il problema
con un processo sequenziale di analisi & sintesi basato su quattro elementi portanti:
1) la valutazione del problema,
2) la scelta della strategia di gestione,
3) il controllo della tensione attorno al caso,
4) la comunicazione.

Ritengo mio compito ricercare il corretto equilibrio tra le differenti istanze, tale da consentire l’adozione di azioni proporzionate, non discriminatorie, trasparenti e coerenti, di richiedere una procedura strutturata che applichi decisioni assunte sulla base di informazioni particolareggiate e obiettive.

Per raggiungere questi obiettivi sono convinto promotore di come sia indispensabile operare con buon senso, esercitare l’ascolto favorendo il silenzio attivo, cogliere le opportunità che nascono dalle coincidenze, agire con ottimismo, coraggio  e prudenza attiva.

Pazienza, coordinamento, fantasia nel disporre scenari, fiducia  nelle scelte, rigore nelle prescrizioni, dare animo, aiutare gli altri a riconoscere intelligentemente i propri interessi, porsi nella posizione della controparte, trattare temi difficili con disincanto ma anche con leggerezza sono ingredienti che reputo essenziali per “essere” consulente.

Applicarli mi permette ogni mattina di aprire lo studio e ogni sera (tardi) di chiuderlo.

Sono passati più di venti anni dall’inizio di questa ininterrotta attività in campo ambientale, quasi trenta in quello, più vasto e per me sempre fonte di nuove meraviglie, della geologia.

Da un po’ di tempo ho un sogno ricorrente: mi trovo in ambienti sempre diversi, stabilimenti dismessi, camere d’albergo, improbabili automezzi, nella condizione urgente di rimettere a posto, ordinare, stivare oggetti dei più disparati e incompatibili, con già la consapevolezza di non avere a disposizione il tempo necessario per completare l’opera e di non conoscere con precisione la destinazione finale; mi colpisce soprattutto la sciatteria degli oggetti, tutti già usati, sporchi, inutilizzabili.

Da un po’ di tempo, nel prestare il mio servizio di consulente ambientale avverto di somigliare sempre più alla casalinga autistica intenta a mettere ordine nel cassetto dei bottoni mentre tutto intorno delinquenti e nuovi groll, indisturbati, devastano la Casa.

Letture: 16823 | Commenti: 30 |
Tweet

30 Commenti a “Consulenti Ambientali: Cosa Stiamo Diventando?!”

  1. Salvo68 scrive:
    Scritto il 26-1-2012 alle ore 19:56

    Parole di civiltà tese a dare un contributo per la realizzazione di un ambiente migliore e conseguentemente innalzando la qualità della vita. Ciao

  2. Consulenti Ambientali: Cosa Stiamo Diventando?! – postilla.it | studioFonzar's Blog scrive:
    Scritto il 27-1-2012 alle ore 22:08

    […] Consulenti Ambientali: Cosa Stiamo Diventando?! di Corrado Tumaini […]

  3. franz scrive:
    Scritto il 28-1-2012 alle ore 09:07

    Caro Corrado, (ti leggo da qualche anno e ho sento provato un’energia di una persona giusta) dobbiamo fermare le navi, le auto, ecc. smettere di fare inchini, di correre dietro ai numeri (essendo geologi) di ripartire dalla natura e faremo la fine delle trilobiti.
    Un abbraccio,
    ps fare una pulizia periodica è molto utile in tutti i settori
    Franz fwspeek

  4. franz scrive:
    Scritto il 28-1-2012 alle ore 09:10

    Caro Corrado, (ti leggo da qualche anno e ho sento un’energia di una persona giusta) dobbiamo fermare le navi, le auto, ecc. smettere di fare inchini, di correre dietro ai numeri. Sono anch’io di cultura geologica, se non rivediamo il sistema, osservando la storia della Natura, faremo la fine delle care trilobiti.
    Un abbraccio,
    ps fare una pulizia periodica è molto utile in tutti i settori e rileggere i testi prima di inviarli.

    Franz fwspeek

  5. alberto pierobon scrive:
    Scritto il 2-2-2012 alle ore 10:03

    La questione, a mio modesto avviso, non sta nel rapporto psicologico o tecnico con il committente, quindi (come si dice) nè nel saper fare, nè nel saper essere. Il punto è che il cosiddetto “mercato” delle consulenze ambientali risente del “mercato” ambientale, dove quasi tutti (imprenditori e non solo) mettono al primmo posto il guadagno o comunque misurazioni economiche. In questa ottica le consulenze devono “adeguarsi”, spingendosi addirittura a veri e propri “azzardi”, perdendo di vista la sostanza per rivestirla come occasione di fare un affare. Molto si è davvero “guastato” (soprattutto in questi ultimi anni) e, a parte le consulenze “procedurali” o di basso livello che continuano nel loro tran tran quotidiano e tra mille difficoltà visto l’affollamento, il settore è infestato di parolai, cortigiani, ipocriti, invidiosi, ruffiani,etc., e, sia detto, sempre più da delinquenti (o loro servitori). Rimangono poche persone serie e oneste, anzi, questa è diventata una nicchia sempre più marginalizzata dal mercato. Addirittura si strumentalizza, da parte di qualche “sacerdote” del diritto e della pratica ambientale la nicchia, sbandierando onestà e franchezza che in realtà diventano veicolo di business per corsi e pubblicazioni varie (il SISTRI insegna: chi come lo scrivente invitava clienti e pubblico ad evitare corsi in attesa di assestamenti legislativi ha perso, come si dice, occasioni di fatturato nella formazione, ma si tratta di un questione di serietà). Quindi è facile capire (anche a chi non frequenta questo “ambiente”) cosa stia diventando questo settore: affollato da gente che si improvvisa, frequentato da lazzaroni, incasellato in scuole di pensiero o in gruppi di appartenenza, oltre i quali non molti professionisti “fuori” da appartenenze e dai giochi di cui si è detto. Diversa, mi pare, possa essere la risposta del , la quale domanda sembra implicare una attività mimetica al suddetto mercato e sue tendenze, quindi le opzioni, al dunque, sono: o si sceglie la nicchia (assumendosene rischi e precarietà), o ci si conforma al mercato, o si esce (spazialmente o come materia). Insomma, occorre fare una scelta, coerente con il proprio vissuto, il quale vissuto non può essere disgiunto dall’attività lavorativa (anzi…).Mi pare quindi che emergano, da sfondo, altre più fondamentali scelte (indipendenza,libertà, qualità della vita, coerenza, etc.) sempre più ardue in questa (invero lunga) contingenza socio-economica e in questo Paese.

  6. Roberto scrive:
    Scritto il 5-2-2012 alle ore 19:56

    Caro Doc.
    Nonostante non ti abbia mai scritto, il tuo blog è uno dei pochissimi, forse l’unico che seguo con estremo interesse. Voglio segnalarti un articolo che ho letto da un portale del settore(edilportale) che aggiorna chi come noi, si muove nella foresta oscura dei decreti ministeriali, i quali non fanno altro che aumentare il pressappochismo che regna in questo paese.
    A presto

    27/01/2012 – Slitta la definizione di un panorama normativo certo per l’impiego di terre e rocce da scavo. Dopo l’approvazione di metodi con cui differenziare i rifiuti dai materiali da riutilizzare, il decreto liberalizzazioni ha rimandato la regolamentazione della materia a un decreto ministeriale successivo.

    Qualche chiarimento è stato introdotto con il Decreto Legge 2/2012, recante misure urgenti in materia ambientale.

    Nella relazione del Dl 2/2012, così come uscita dal Consiglio dei Ministri, prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, si legge che i materiali di riporto storici devono essere considerati sottoprodotti e non rifiuti. Si tratta di terre costituite da una miscela di materiali di origine antropica e terreno naturale che, utilizzati nei secoli per riempimenti e livellamenti, hanno determinato un nuovo orizzonte stratigrafico.

    Il testo fornisce un’interpretazione del D.lgs 152/2006, Testo Unico ambientale. La conferma definitiva dovrebbe arrivare con uno o più decreti del Ministero dell’Ambiente, cui è demandata la fissazione dei criteri in base ai quali distinguere tra rifiuti e sottoprodotti.

    In base al Testo Unico ambientale, è sottoprodotto e non rifiuto qualsiasi sostanza o oggetto originato da un processo di produzione di cui costituisce parte integrante e il cui scopo non è la produzione di tale sostanza od oggetto, utilizzato nel corso dello stesso o di un successivo processo di produzione. L’utilizzo deve essere diretto e non può comportare un trattamento diverso dalla normale pratica industriale. La sostanza o l’oggetto non devono infine procurare danni all’ambiente.

    Qualche chiarimento aggiuntivo era atteso dal decreto sulle liberalizzazioni. All’approvazione in CdM di una disciplina ad hoc per iniziare a mettere ordine nel reimpiego delle terre e rocce da scavo derivanti dalla realizzazione di gallerie, ha fatto seguito un dietrofront dell’Esecutivo, che ha rimandato la regolamentazione del settore all’emanazione di un decreto da parte del Ministero dell’Ambiente.

    Il testo uscito dal CdM considerava sottoprodotti, quindi riutilizzabili, le terre e rocce da scavo che durante il ciclo produttivo potevano risultare contaminate o mischiate da acqua, materiali, sostanze e residui di varia natura, come calcestruzzo, bentonite, pvc, vetroresina (Leggi Tutto).

    Ricordiamo che l’ex Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo aveva varato un decreto per la definizione della materia delle terre e rocce da scavo. La bozza, che aveva destato qualche preoccupazione e aveva spinto il Consiglio di Stato a chiedere chiarimenti a riguardo, si è però arenata con le dimissioni del Governo Berlusconi.

  7. alberto pierobon scrive:
    Scritto il 5-2-2012 alle ore 20:05

    su terre e rocce da scavo ci sono alcuni articoli ricostruttivi(per esempio del magistrato Amendola), ma la lettura da farsi è anche pratica: art.49 dl. 1/2012; art. 3 d.l. n.2/2012 e parere del Consiglio di Stato al regolamento ministeriale. Se interpolate storia delle modifiche con la loro effettiva modifica, utilizzando per esempio la tecnica di fuga del sottoprodotto, ed entrate nel merito, stressando la simulazione per vedere l’effetto che fa trovate la risposta ad ogni caso: per alcuni possiamo convenire, per altri è facile capire quale è la vera intenzione (volontà, anzi interesse).

  8. Andrea scrive:
    Scritto il 1-3-2012 alle ore 17:30

    Salve,
    Sono anche io consulente ambientale e ritrovo, in quest’epoca di pressapochismo, in pieno nel testo del Post e nel commento del Dott. Pierobon.
    Nell’era di Intenet si ha accesso a molte informazioni ma l’abilità di oggi stà nel filtrarle e depurarle, oggi più che mai serve oggettività e spirito critico.
    A questo punto ormai io (anche se sono in una nicchia) me la caverò ma il mio pensiero ricorrente và ai miei due figli.
    La mia speranza ora è che vadano a fare gli agricoltori!!
    Vedremo cosa il futuro ci riserverà.

  9. alberto pierobon scrive:
    Scritto il 19-6-2012 alle ore 07:34

    credo valga la pena, per tutti, di riflettere sul “danno” culturale e professionale che si sta perpetrando (uso termini provocatori, lo so) prospettando a tantissimi giovani l’ambiente come materia dove è possibile facilmente occuparsi, lavorare, guadagnare, etc.etc.
    Vero è che l’ambiente (anche qui sarebbe da capirsi cosa si intende con questo connubio ambiente e professione concernente l’ambiente) è per così’dire il “futuro” per degli sviluppi che potranno esserci come ricaduta in taluni settori (già parlare di settori è, come sappiamo, erroneo, comunque, citasi: energia, edilizia, carburanti, prodotti, imballaggi, etc.) ma il “bello” (sic!) è che l’ambiente sta anch’esso subendo le metamorfosi di altri campi professionali e imprenditoriali: finanziarizzione in luogo di produzione del reale (passatemi questo brutto termine, potete adeguarlo con industria, artigianato, agricoltura, etc.), terziarizzazione che si sposta sempre più alla commercializzazione e all’intermediazione (sia del materiale che dell’immateriale), legalismo esasperato che passa per contrattualizzazione, letture anche esse formale coi modelli della certificaziione di qualità o stampini organizzativi, e così via.
    I tantissimi (sempre più) giovanotti che inquesto periodo di aspra crisi (non è un caso ovviamente) spediscono i loro curriculum (anche allo scrivente) pensando di coronare le loro speranze, grazie al possesso di un Master o di qualche corsetto di pseudoesperti (vedi categorie precedenti) e di un po’ di pratica in qualche studiolo o ufficio, non hanno ancora capito che diventerenno un infinitesimale ganglo di un meccanismo uguale a quello presente o che si ritrova in altri campi imprenditoriali. Inoltre, non si può guadagnare, in questo momento con la semplice consulenza di conformità (come fanno,a d es., i certificatori) o con una check listm o con progetti fotocopia, o copiandosi l’un altro, o altro ancora. Il cambiamento è (e deve essere) enorme, completo, spaziando in tutti i campi, luoghi e “tempi”.
    Paradossalmente, a mio modestissimo avviso, è utile che prima si facciano altre esperienze gestionali (diversificate) per poi inziare quella cosiddetta “ambientale”; diversamente si ricade nel frammento, nella parte, nella visione a pensiero unico (tra altro adulterato da modelli propinati in modo opinabile dai mass media e da slogans facilmente smontabili). Insomma, detta seccamente (ma francamente): il principio del piacere qui deve cedere a quello di realtà. Ragazzi non illudetevi e diffidate degli imbonitori….

  10. Corrado Tumaini scrive:
    Scritto il 19-6-2012 alle ore 19:15

    @ Alberto Pierobon e @ tutti i lettori del post.
    Nello spirito di Postilla ho “gettato il sasso” nell’ambiente dei professionisti per raccogliere gli effetti (i vostri commenti) e, secondo le mie scelte personali di gestione di questo spazio nella comunity, non sono più intervenuto per lasciare il tempo alle riflessioni.

    L’ultimo commento di Pierobon (che qui saluto e che spero presto di incontrare di persona) mi tenta però irresistibilmente a rientrare nella discussione.

    Nulla da eccepire, replicare o aggiungere: quelli di Pierobon non sono commenti, valgono quanto e più di un post e di articoli specialistici. Provengono dal profondo della materia, quella vissuta e non illustrata.

    Sono perfettamente in linea di pensiero in merito allo stato attuale del “mercato” dei consulenti ambientali; ho passato la prima parte della mia biografia professionale a spiegare che ero un “tecnico ambientale” e non un “ambientalista” e che il mio compito era risolvere i problemi e non di crearne di nuovi e ora mi trovo tentato di levare la targa con la scritta “Studio tecnico” e mettere quella di “Ambulatorio”, poiché non ho più “clienti” ma “assistiti” o, meglio, “pazienti”…..Ho iniziato la professione operando nella “gestione della tensione” (vedi anche il post omonimo) e ora mi ritrovo quotidianamente a “gestire la paura”.

    Espando solo l’osservazione di Alberto sul “rapporto psicologico” con il cliente: questo rapporto “non tecnico-professionale”, a mio avviso, ha assunto progressivamente maggiora valenza rispetto ai contenuti tecnici della consulenza: se in passato (almeno un paio di decenni fa) il rapporto cliente/consulente era incentrato sul “buono-non buono” (ovvero: “fiducia/non fiducia”) ora mi appare tutto sbilanciato su “ho paura / sono qui con te”, mentre la maggior parte dei nostri “colleghi ambientali” sguazza in clima quaresimale nella fluidità (viscosità?) degli impianti normativi che, quasi per darwiniana conferma, favoriscono tra noi gli elementi più aggressivi, disonesti e ruffiani.

    Ergo, in questo momento, la capacità di ascolto e di comunicazione sono un punto di forza di chi lavora “in nicchia”.

    Che l’”ambiente”, inteso come settore economico, sia infestato sempre più da delinquenti (e loro servitori) è un dato di fatto: le normative “stratificate” emesse con particolare efficacia dal 2006 (e con qualunque esecutivo in carica) altro non possono avere che l’obiettivo di spingere il “detentore” del problema a delinquere, a imboccare la scorciatoia, a vantaggio della popolazione forense e della corruzione dei funzionari pubblici. Da qui anche le corti (scuole di pensiero??), i gruppi di appartenenza, gli improvvisati provenienti dalle steppe ormai desolate degli altri settori (infrastrutture, industria, persino commercio) spinti dalla crisi (parentesi: piantiamola di parlare di “crisi”, questo che stiamo vivendo è un ”crollo strutturale”, nel bene e nel male) verso il fasullo orizzonte di salvezza : l’Ambiente, ultima novella Roma decadente solcata da un fiume con l’alveo in placche d’oro.

    Non è provocazione, né “discorso da bar sport”, parlare di danno culturale e professionale, scientemente perpetrato, illudendo i giovani sulle prospettive offerte dall’”ambiente” di occuparsi, lavorare, guadagnare, fare carriera, “affermarsi” e, aggiungerei, trarne persino motivo di realizzazione spirituale. Ovviamente, in tempi rapidi (perché pare che tutti abbiamo fretta) e solo passando attraverso qualificati (e certificati….) master, corsi, seminari, etc. Ovviamente per assumere mansioni che nulla avranno a che fare con la fisicità dell’ambiente, con la produzione e la manipolazione di materiali, da cui anche l’assenza di esperienza del ciclo di vita dei materiali e delle merci e la conseguente inadeguatezza gestionale di fronte a un problema (argomento, opportunità) ambientale.
    A questo punto, chi si aspetta lo sfogo del vecchio (“senior”) professionista: io ho fatto questo e quello, così e cosà, etc. resterà deluso (o…sollevato); solo i vecchi vedono il futuro con la nuca (
    http://www.corradotumaini.com/blog/wp-content/uploads/2008/03/mafalda.jpg) e senza speranza.

    Quello di cui ho/abbiamo sinora trattato nel post e nei commenti è una parte del Paese, quella che si vede, quella della “lo ha detto la TV”, reale certo, opprimente pure, ma pure fragile e con anche tanta paura addosso.

    Ma c’è anche la parte di Paese “che non si vede”, che invente, opera, collabora, comunica tutti i giorni…..Il cambiamento passa da qui e dalla rivoluzione/rigenerazione individuale, un processo enorme appunto e sul lungo termine, ma che trasformerà anche i processi produttivi e il nostro modo di porsi, correttamente, di fronte all’Ambiente.

  11. alberto pierobon scrive:
    Scritto il 20-6-2012 alle ore 07:11

    ricambio i saluti di Corrado, ben volentieri ti incontro. Per il “resto”, vedo che il rapporto “psicologico” spesso è una costola di quello commerciale. Talvolta i dirigenti onnisaccenti capendo che c’è un mondo nella gestione dei rifiuti (redditizio) cercano di carpire l’arcano per poi usarlo per proprio (non dell’azienda per la quale lavorano) interesse. Ecco che tanti rapporti hanno una “psicologia” di questo genere, dove la relazione si usa per scambiare altro. Anche questi aspetti, mi permetto, dovrebbero venire messi in “crisi”, altrimenti si va verso un cannibalismo anche nel (permettetemi il termine) mercato dei servizi ambientali. Ormai, chi è serio e sgobba non può più tollerare questi comportamenti e, soprattutto, questo “modello” che è destinato a franare, prima o poi. Di positivo, invece, l’apertura multidisciplinare che consente questa materia e quindi la visione da diversi punti di vista, in una ricerca praticamente infinita, seppur spesso ingabbiata dalle procedure o da rigidi (e limitati) funzionari (privati o pubblici è lo stesso. ALl’estero, pur con altri problemi, l’approccio è molto diverso, e l’interesse non individuale viene prima del proprio (nell’azienda, come nella comunità): provate a lavorare per una azienda italiana di una certa dimensione e una altra analoga azienda straniera che ha sede in italia (con management estero): vedrete subito la differenza!

  12. Laura Baldi scrive:
    Scritto il 27-6-2012 alle ore 20:15

    Buonasera a tutti. Sono capitata per caso in questo blog poichè cercavo informazioni sulla professione di consulente ambientale. Devo ammettere che le vostre riflessioni mi hanno spaventata. Uso un termine pesante, ma genuino. Dopo aver frequentato due corsi sulla gestione dei rifiuti e impatto ambientale la mia intenzione è quella di iscrivermi alla scuola emas ecolabel di Firenze per approfondire la materia e poi avviarmi a questa professione. Sarebbe ideale se riuscissi a cominciare a lavorare nel settore dei RAEE, poichè lì si trovano molte sostanze pericolose e vorrei evitare che finissero A) In qualche discarica abusiva B)Abbandonati lungo fiumi, nel mare, infilati nelle stive di qualche nave e chiamati aiuti umanitari C) Possibilmente evitare di essere inceneriti e cercare di riciclare le plastiche il più possibile (e le terre rare). Il master costa parecchio (almeno per le mie tasche) e quindi cercavo di capirne qualcosa in più. Ma vedo che anche qui sono dolori e tormenti. Non vorrei ritrovarmi con l’ennesimo foglio di carta in mano ma nessuna esperienza e quindi nessuno che mi prenda in considerazione. Vorrei un consiglio da voi esperti del settore, ma per favore, andateci piano col pessimismo, ho capito che con lo spirito della lagna nella vita non si va da nessuna parte. E nemmeno con l’illusionismo ;-) quindi quel che vi chiedo è:
    1) Un master come quello sopra citato è utile o no per questa professione?
    2) Mi piace la natura e soffro quando vedo che non si fa niente (anzi si fa di tutto) per rovinarla. Perchè dite che anche in questo settore non c’è futuro? A guardarsi intorno, sembra invece che sia tutto da rifare (scusate, sono toscana e ogni tanto mi viene in mente Gino Bartali e il suo motto)
    3) L’iscrizione scade il 13 luglio…ce la fate a rispondermi per tempo?
    Grazie a tutti coloro che vorranno consigliarmi!
    Saluti
    Laura

  13. Corrado Tumaini scrive:
    Scritto il 28-6-2012 alle ore 18:28

    @ Laura : i miei complimenti professionali per la esattezza, la leggerezza e la rapidità che hai profuso nel commento! È chiaro che non ti serve il master in “grammatica, sintassi e uso corretto del congiuntivo”, come invece sarebbe d’obbligo a molti tuoi/nostri colleghi (un paio di anni orsono ho proposto un titolo simile al mio ordine professionale per i corsi di Aggiornamento Professionale Continuo….).

    In merito all’argomento, se Alberto ha aperto una finestra sul problema, in proporzione tu hai tirato giù la parete…e adesso?

    Adesso rispondo “a mio modo” alle tue domande, partendo dall’ultima:
    3) provo a risponderti “in tempo”, ma applicando i suggerimenti del Varvelli del GRAM rivolti ai dirigenti (privati e pubblici) nostrani sul rapporto tempo-denaro, ovvero, sul valore del tempo. In quest’ottica la tua domanda diventa: ce la fate a rispondermi a mio guadagno?

    2) non farti influenzare dalle “cattive” letture, non si fa di tutto per rovinare la Natura, semplicemente ci siamo messi in guerra con il nostro pianeta da qualche migliaio di anni e la guerra è guerra (morti, feriti, dispersi)e questione di rapporti di forza (alleanze; no nci sono buoni e cattivi; è una della nostre contraddizioni di fondo con le quali dobbiamo convivere; ripensamenti sul nostro rapporto con la Natura sono sicuramente necessari, ma non tutto è da rifare: noi occidentali, italiani, viviamo da molti secoli in un ambiente fortemente “antropizzato” ma che in alcune aree ha raggiunto alti livelli di armonia: il mantenimento di questo rapporto equilibrato è totalmente dipendente dalla volontà e dall’azione della componente umana. Quindi c’è molto e sempre da fare, ovvero, serve dedicare molto del nostro“tempo” affinché noi (e la Natura….) si possa acquisire un “valore” reale dalle nostre azioni.

    Le green economy sono il futuro per lo sviluppo (dichiarazione odierna di Clini)? Certo, purchè siano tradotte in azioni concrete (“fisiche”) e non in nuove forme di finanziarizzazione fine a se stessa (e a speculazioni) e di certificazione.

    1) Hai già intuito dalle risposte sopra: a mio avviso, no. Non ora. Quando, laureato di fresco, ho chiesto a “senior” dell’epoca come (da dove, quando) iniziare, ho ricevuto un consiglio che ho fatto mio: “Vai in cantiere. Sporcati, suda, bestemmia. Così capirai. E poi…i nquesto modo non ti infili in un ufficio, giri, conosci gente, ti potrai far giudicare per quello che sai fare e per quello che vuoi fare realmente.

    Ti interessano “veramente” i RAEE e il loro destino?
    Primo: usane il meno possibile;
    Secondo: fatti prendere per un periodo in una rifiuteria, metti le mani, la testa e il tuo “tempo” nella materia, smonta, seleziona, conosci i pezzi… Così saprai.

  14. Roberto scrive:
    Scritto il 29-6-2012 alle ore 10:09

    Salve
    oso insereirmi nella vostra conversazione, in quanto sono una piccola impresa che opera nel settore delle indagini nel sottosuolo, e, nel confermare quanto gia detto dal Dott. Tumaini e dal Dott. Pierobon, cioè, che siamo invasi da moloti consulenti scarsamente preoparati,aggiungerei anche, che ci sono altrettanti responsabili del settore ambiente, alli’interno dei siti industriali che ne sanno men che meno, considerando voi tecnici e noi imprese, i loro primi nemici, solo perchè potremmo scoprire quello che loro già sanno e taciuto, senza considerare che un buon proifessionista con le corrette informazioni e buon fiuto risolve il problema e non lo crea.
    Tutto questo solo per dire alla Dott. Laura che una volta raggiunto il traguardo che si è prefissata, sarà sicuramente difficile inserirsi nel settore (come ogni settore) ma se fatto con professionalità e conoscenza, le soddisfazioni saranno immense.
    PS
    Ho indirizzato fortemente la mia azienda nel settore ambientale,solo dopo haver conosciuto uno dei più preparati consulenti ambientali, il quale mi ha insegnato che in questo lavoro i risultati non sono immediati, anzi, quello che oggi potrebbe sembrare una sconfitta, domani sarà una grade vittoria, purchè si lavori con metodo ed onestà, scindendo ciò che si sta facendo, da questini personali e coinvolgimenti secondari.

  15. Corrado Tumaini scrive:
    Scritto il 29-6-2012 alle ore 10:45

    inviato da “franz” a info@corradotumaini.com da franz il 28.06.12 alle ore 12,26

    “Siamo su due poli opposti ma vicini: entusiasmo e rassegnazione, paura e esperienza, utopia e concretezza! Fattori indispensabili ma che devono essere in equilibrio ogni giorno, ma non risulta facile.

    Saluti”

  16. alberto scrive:
    Scritto il 1-7-2012 alle ore 09:18

    Mi permetto, ancora, intervenire in questa sede per segnalare alla Laura (aspirante consulente ambientale) la mia modestissima opinione. I Master,lo sappiamo tutti, servono poco, ma sono utili per conoscere: taluni docenti (quelli bravi, ci sono); i compartecipanti (che poi creano, nel tempo, occasione di scambio di impressioni, fonte di reciproco aiuto,etc.; per mettere in ordine la complessa documentazione (disciplina settoriale, norme tecniche, etc.) che altrimenti si fa fatica (artigianalmente, ovvero da soli e/o in pochi volenterosi) a sistemare come si dovrebbe fare (tra continue modifiche, interferenze di fonti di rango diverso, novità dottrinali e giurisprudenziali, etc.). In generale sono personalmente contrario ai master per come vengono attualmente propinati,lo stesso per molti corsi dove ubricano i discenti con flash in powerpoint. Suggerisco a Laura di analizzare bene il programma (non solo contenuti, ma pure docenti e metodo utilizzato e documentazione resa disponibile) per verificare se (e con che “intensità”) questi risponda alla sua “vocazione” e al suo “percorso” (anche se poi le cose cambieranno senz’altro, sia come itinerario professionale, che come contenuti, anch’essi “vaganti”). Sono d’accordissimo con Corrado sul fatto che occorra non un approccio di solo studio, bensì una esperienza diretta (come indica icasticamente Corrado con cui sporcarsi le mani). La gestione, infatti, insegna moltissimo, “rubando con gli occhi” e se si ha tanta motivazione e voglia di imparare. Il resto trova il tempo che trova, cosiccome le lodi e le reprimende.Molti docenti di Master, infatti, sconoscono la gestione e quindi forniscono o elaborano soluzioni dentro il paradigma giuridico e/o secondo il modello pensato a tavolino dal cosiddetto “legislatore” (che tale ovviamente non è….), oppure dentro le trappole della forma e del rappresentabile. Se, invece, si ha la pazienza e il sacrificio di incrociare tutti gli aspetti tecnici, economici, organizzativi, giuridici, etc., in un approccio aperto e sincretico, allora le cose cambiano, soprattutto se si guarda a quella che mi piace chiamare la “scuola dei fatti”. Per quanto riguarda i RAEE, secondo me è utile partire alla rovescia: dai distributori,venditori, per poi spostarsi lateralmente nel versante produzione e nel versante rifiuti, arrivando fino agli impianti finali. Avendo, anni fa, lavorato per un grande produttore di AEE ho annusato (più che imparato) certe logiche che poi (per la potenza del soggetto) si imponevano ai distributori (alla faccia delle normative) e poi trovavano eco anche negli impianti di trattamento dei RAEE, persino all’estero. In ogni caso, per quel poco che possiamo (nei nostri ritagli di tempo) dire e fare per Laura e tanti altri, lo facciamo volentieri, senza altri fini (come invece pare succedere nella pletora dei consulenti e formatori che affollano l’ambiente)sperando che il quadro cambi prima o poi, almeno culturalmente parlando ci stiamo provando…..cari saluti.

  17. Corrado Tumaini scrive:
    Scritto il 2-7-2012 alle ore 16:59

    Sono emersi sostanziali e “sostanziosi” spunti di riflessione ed è mia opinione che sono arrivati a destinazione “suggerimenti” tutt’altro che scontati disperati e “disperanti”, non intaccati dal pessimismo (la “solita lagna della vita…”).

    A questo punto ritengo che siamo tutti(gli oltre 2000 lettori del commento di Laura)curiosissimi di conoscere quale sarà la sua decisione….

    Sempre a disposizione…auguro una serena serata a tutti!

  18. Laura Baldi scrive:
    Scritto il 15-7-2012 alle ore 17:20

    Cari dott.Corrado, dott. Roberto e dott.Alberto, vi ringrazio delle vostre risposte, date ampiamente nei tempi che vi avevo chiesto. Sinceramente non credevo di suscitare la curiosità di 2000 lettori, segno che i miei dubbi sono abbastanza comuni.
    @dott. Corrado, la ringrazio anche per i complimenti sul mio modo di scrivere. Al suo consiglio di andare in una rifiuteria le rispondo con un pò di ironia : se il grande Manzoni è venuto a sciacquare i panni in Arno, chi sono io per non sporcarmi le mani? Me le sporcherò volentieri, ho già alcuni indirizzi per i C.V. ma bisogna esser parecchio noiosette e petulanti, poichè le ferree leggi sul lavoro, come ben sappiamo, impediscono con minacciosi cartelli “l’ingresso ai non addetti ai lavori”, rimbrotto da tenere abbastanza presente, se ci sono benne, gru o altre diavolerie in azione.
    @Alberto, sono convinta anch’io che vale molto di più l’esperienza fatta sul lavoro che molte ore di lezioni in aula, anche se ho sempre dato un grande valore all’istruzione e a chi si dedica allo studio con umiltà e passione. Ho una laurea in scienze politiche indirizzo amministrativo, penso che mi abbia dato un’ottima base per tutta la parte legislativa, anche se il quadro normativo va via via aggiornandosi e non si può rimanere indietro.
    In ultimo, il consiglio che mi ha dato il docente del corso rifiuti, di cui ho molta stima,che ha dato la definitiva chiarezza: fai indagini di mercato e guarda se le certificazioni ambientali sono in aumento o no e quante società in Italia sono pronte ad assumere personale.
    A questo punto lascio a voi immaginare la mia decisione.
    Spero di essere abbastanza brava da buttar giù le pareti del mondo del lavoro, parecchio irte di ostacoli, così come sono capace di scrivere commenti su un blog :-)
    Un caro saluto a tutti e grazie ancora per il tempo dedicatomi

  19. alberto pierobon scrive:
    Scritto il 17-7-2012 alle ore 09:35

    carissima Laura, condivido la tua opinione (e so che mi sto inimicando molti) sul fatto che certe lauree, quali la tua. ppossano reputarsi paradossalmente più “efficaci” proprio perchè non indirizzano all’istologia della normativa o recintano le energie dentro una sola disciplina, bensì affrontano (in potenza) le questioni da diversi, plurimi, punti di vista, utilizzando più discipline. Alla fine, l’importante (al di là di tanti titoli) rimane la curiosità, la voglia di confrontarsi, la passione per l’approfondimento senza preconcetti. Il lavoro quotidiano, salvo per chi abbia la fortuna di dedicare tempo ed energie a questioni per così dire… “alte” oppure a coordinare più professionisti, senza l’affanno delle scadenze, appiattisce questi aspetti, inaridendo le predette caratteristiche. Per quanto riguarda le aziende che si certificano, etc. a mio modesto parere si tratta di una questione un po’ depistante: spesso taluni si certificano solo per stretta convenienza (riduzione delle garanzie fidejussorie, richieste del mercato, etc.) il resto sono…. cumuli di carte dove raramente si sfrutta l’occasione per confrontarsi o per riorganizzare in una ottica sostanzialista. Il che, mi pare, sta avvenendo anche con la famosa “231” in campo ambientale….. inoltre, l’assunzione di personale non comporta, in via automatica, l’emergere di un driver di una positività e/o di una tendenza nel settore aziendale (e,segnatamente, ambientale): occorre analizzare per tipologia di posizione di lavoro e in senso qualitativo, anche qui si scopriranno un bel po’ di cose interessanti….a mio modesto avviso, la eperienza migliore è quella “trasversale”: passando dai produttori di rifiuti, al commercio degli stessi, agli impianti, ai controlli, etc. etc. riattraversando i vari passaggi… Ho notato delle esperienze di eccellenza in “commercianti” che sono diventati tali dopo aversi inventato lavori di raccolta, poi di trattamento, e che, nei (non più evocabili), anni 60-70 dialogavano direttamente con le industrie di “utilizzo” del materiale (cartiere, trasformatori plastici, etc.) capendo meglio cosa si doveva cercare per vendere meglio, diventando così dei “consulenti” a tutto campo, fermo restando la loro attività principale (in quanto più redditizia) del commercio di rifiuti. So che addirittura esperti commercianti di vecchio stampo, sanno riconoscere la qualità della carta assaggiandola (con masticazione), individuando circa 70 tipologie e attribuendo loro un valore ” a pelle”. QUesta loro capacità li ha portati a negoziare direttamente con le cartiere in tutto il mondo e ad acquistare il materiale in ogni parte del mondo, provocando la sinapsi tra diversi soggetti. Non voglio dire che questo sia il modello ideale (anzi, spesso, questi personaggi sono censurabilmente abituati a certe modalità gestionali, per intenderci quelle di alcuni vecchi “raccoglitori-rottamatori” dove la regola aurea era il “nero”, a tacer d’altro), ma che trattasi di occasioni di riflessione, in quanto modalità di apprendimento che sono certamente molto più utili dei tanti Master e deile nostre disinteressate conversazioni amicali. Be brave!

  20. Corrado Tumaini scrive:
    Scritto il 18-7-2012 alle ore 18:58

    @ Laura, un suggerimento. Iscriviti anche a Linkedin (questo almeno non ha un costo); un buon testo di presentazione e qualche collegamento iniziale che ti dia visibilità….hai visto mai?!

    (“nulla ha valore se manca il coraggio”)

  21. Alessio scrive:
    Scritto il 1-2-2013 alle ore 11:55

    Buongiorno

    Mi trovo con un dipolma in mano di ragioneria e un esperienza passata nel settore dei rifiuti, mi sto interessando a frequentare un corso per consulenti ambientali ricnosciuto, volevo sapere che mondo è codesto settore e se uno come me che haun diploma può affrontare codesto percorso. Grazie per la vostra collaborazione

  22. alessio scrive:
    Scritto il 1-2-2013 alle ore 11:59

    Buongiorno

    vi scrivo perche sarei interessato a frequentare un corso per diventare consulente ambientale riconosciuto, vorrei sapere a voi che avete molta esperienza in che mondo mi affaccio e che tipo di lavoro è. avendo un diploma di ragioneria eun esperienza in un azienda del settore di rifiuti, quanto possibilità ho nel riuscire a trovare una posizione?
    grazie per il vostro aiuto

  23. Corrado Tumaini scrive:
    Scritto il 3-2-2013 alle ore 10:52

    @ Alessio. Il “mondo” nazionale dell’ambiente è quello che puoi osservare tutti i giorni, una volta “filtrate e stressate” adeguatamente le notizie ufficiali. Non c’è spazio sufficiente in una casella di commento per descriverlo per intero. Hai già un’esperienza nel settore rifiuti: grosso modo è tutto così come lo hai visto, anche perchè è attorno ai “rifiuti” (veri o supposti) che si muove l’intero settore ambientale.

    La domanda che devi porti prima di usare le tue energie per diventare “consulente ambientale” è: cos’è l’Ambiente? E risponderti nel modo più disincatato possibile.

    Personalmente quella di seguito è la definizione che percepisco:

    L'”Ambiente” è il prodotto del conflitto tra interessi contrapposti (collettivi, individuali) che possono porsi in contrasto con la tutela della persona (nei suoi diritti “privati” (progredire, lavorare) e con quelli “condivisi (esempio la salute) ovvero con l’esigenza (diritto) della persona di vivere in un ambiente consono alla dignità che le è propria (qualità della vita). Di fatto è un’invenzione moderna, che per molti si traduce (riduce) a una esigenza estetica.

    Vogliamo banalizzare? Applica questa definizione all’ILVA di Taranto. Come agiresti in qualità di “consulente ambientale” di una delle parti in causa?

    Se l’Ambiente è “conflitto”, il consulente ambientale” è “…….”

    Sulla efficacia dei corsi per diventare “…….” si è già scritto nei commenti precedenti: lì trovi le risposte. Almeno alcune, disincantate e oneste.

    Sulle possibilità di trovare “una posizione”, se hai effettivamente maturato l’idea di seguire questo percorso professionale, posso azzardare il suggerimento di resistere: stiamo partecipando tutti a un crollo strutturale (non è “crisi economica”) al quale deve seguire la ricostruzione (non la “ripresa”….). Ogni crollo produce macerie, alcune saranno da buttare, altre non saremo obbligati a disfarcene, né avremo intenzione, né potremo più permetterci di disfarcene…..

    In bocca al lupo!

  24. alberto pierobon scrive:
    Scritto il 3-2-2013 alle ore 16:22

    abuso (ancora una volta) della gentilezza e dell’ospitalità di Corrado, mi permetto di esprimere un mio piccolo pensiero che vale come consiglio per alessio e tanti altri giovani nelle sue condizioni (o desideri).
    Mi trovo, ora (ancora per poco) all’estero da oltre un mese e mezzo per seguire delle iniziative ambientali. Mi sento di dire che per un giovane il futuro è all’estero (almeno in questa contingenza storica ed economica che lascerà macerie come nota correttamente corrado), qui un boom economico, qualcuno si richiama gli anni ’60 italiani. Chiaro che i problemi non mancano (anzi), non voglio soffermarmi (soprattutto su certi Paesi del Terzo Mondo: ora sono in uno di questi) sulla corruzione,sul sistema escludente, sui malavitosi (anche italiani) che stanno imperversando (complice intraccciabilità finanziaria e riciclaggio), il razzismo alla rovescia, etc.. Però ci sono giovani per bene che arrivano a frotte (non scherzo!) con bambini al seguito per lavorare seriamente e onestamente e trovano dei pertugi, delle occasioni di lavoro. Ci sono ingegnieri che aprono ristoranti, architetti che si dedicano ai servizi, avvocati che fanno gli immobiliaristi, e così via. Ciò avviene in america latina (ecuador, brasile, etc.), in africa (sudafrica, tanzania, etiopia, kenya, etc. etc.) e in altri Paesi (australia, canada).
    Perchè, allora, per un giovane con buona volontà non farsi le ossa,cioè una esperienza, in questi luoghi, dove il bizantinismo italiano si mostra per quello che è, dove conta il tirarsi su le maniche, assieme all’intelligenza, all’inventiva, allo stile, ovvero alle doti che i nostri giovani italiani hanno in abbondanza?
    Si tratta solo di investire almeno un anno della propria vita e di fare esperienza, poi sicuramente si vedranno le cose in modo diverso, con più ottimismo, con più speranza nel futuro, con più autostima per sè stessi.
    Nel frattempo si evita di cadere nel pessimismo e nel tunnel che si sta imboccando in italia, complice anche gli italici vizi.
    Quindi, vivamente, sconsiglio corsi (inutili, nella stragrande maggioranza per come sono organizzati e tenuti) di formazione ambientale, bensì di affrontare una esperienza di confine, all’estero, dove i rifiuti e l’ambiente richiedono approcci più pragmatici (ma dove non mancano sperimentazioni e studi: basti guardare alla documentazione sfornata dagli organismi che qui operano per rendersene conto, anche qui c’è da imparare, eccome!), dove ancora non ci sono sette e sapientoni (che, come diceva mio nonno, se girati sottosopra non esce nulla).
    Auguro di cuore ogni bene ad Alessio (che non deve guardare i bombardamenti commerciali di corsi e corsetti ambientali) e invio un caro saluto a Corrado che spero di incontrare presto. Alberto

  25. ROBERTO scrive:
    Scritto il 3-2-2013 alle ore 17:55

    Un caro saluto a tutti,
    purtroppo misento di essere una voce fuori dal coro, ma è vero che l’estero forma il carattere, ma soprattutto apre orizzonti che potrebbero sembrare irraggiungibili, ma è pur vero che se si continua a pensare negativo, non si può pretendere che possa cambiare qualcosa o qualcuno.
    Io sono convinto quindi, che se anche in braghe di tela, in questo paese c’è ancora da fare, anzi molto da fare, solo però con persone che sappiano fare ed anno la voglia e la sfrontatezza di investire innanzitutto sulle proprie idee e successivamente in questo paese, anche perchè il tempo di poter ottenere tutto a costo zero e soprattutto a rischio zero, credo sia finito.
    Caro Alessio è vero, fai qualche viaggio all’estero, come anche io ho fatto e sicuramente, se ce ne sarà l’occasione continuerò a fare, ma guarda anche dietro l’angolo, sono sicuro, apparte il pessimismo del momento, che troverai sicuramente il tuo spazio.

  26. Corrado Tumaini scrive:
    Scritto il 4-2-2013 alle ore 20:55

    Confidavo nell’intervento di Pierobon…

    Ovvio, confermo e mi associo.

    Le trasferte all’estero (fuori UE, ma non sto pensando alla Svizzera) lasciano effettivamente il segno.

    In attesa (preparazione) di tempi nuovi per questo Paese ora di vecchi (tanti, sazi e rancorosi) e pochissimi Anziani.

    Caro Roberto, non è una questione di pessimismo (Alessio, mi pare, sta chiedendo di comprendere per valutare, quindi è in aspettativa), ma trattasi di situazione contingente. In questi giorni mi sto occupando di un caso dove lo “zoccolo duro” dei lavoratori della fabbrica(quelli assunti “da sempre”) soffocano (quasi letteralmente) i pochi giovani (under 40….)a danno di tutti e di tutto. Difficile, anche per un carattere come il mio, non farsi prendere dal pessimismo sui tempi di “bonifica” del Paese.

    A proposito, Alberto: sono dalle “tue” parti (Ronchi dei Legionari)…

  27. Alessio scrive:
    Scritto il 11-2-2013 alle ore 13:15

    Vi ringrazio delle vostre illuminazioni, rsipondo all’ultima e-mail del Sig. Corrado, è vero sono ancora in aspettativa a breve devo decidermi se intrapendere codesto corso oppure no. Desiderei fare due chiacchere con chi ha più esperienza dime per avere un ulteriore “assaggio” della professione.

    Se siete interessati vi lascierò il mio cell

  28. Corrado Tumaini scrive:
    Scritto il 11-2-2013 alle ore 16:31

    @ Alessio: quando vuoi, sono disponibile. Le coordinate le trovi sul sito http://www.corradotumaini.com.

    Nel frattempo aggiungo qualcosa sull’argomento “il futuro di un professionista italiano è all’estero”, una notizia/commento/conferma che arriva da voce autorevole per l’area russa (Confindustria Russia) e postata proprio pochi giorni fa nel corso di una discussione di Gruppo su Linkedin. Riporto qui l’essenza del commento:
    “C’è una sezione (NdR: sul sito del GIM Unimpresa) in cui chi vuole può pubblicare il proprio CV. Parliamo di qualche centinaio, il dato comincia ad essere rappresentativo. L’idea comune è che la maggioranza siano donne, siano giovani e siano russe. Nel solo 2012 ci sono stati quasi più curricula che nel 2009, 2010 e 2011 messi insieme, ma il dato significativo è che la maggioranza siano uomini, italiani e sopra ai 30, con una considerevole fetta sopra i 40. Qualcosa dovrà pure significare…”

    Pare proprio che, ciclicamente, questo Paese prepari individui -per vie che sfuggono all’ufficialità e alla cronaca- a professioni singolari e apprezzate (non scrivo “di eccellenza”, perchè questa abusatissima parola mi fa venire il prurito, come DOC, DOP, IGC, etc.) per poi esplellerli e disperderli sul pianeta. Se qualcosa (qualcuno) poi torna è tutto in più….

  29. alberto scrive:
    Scritto il 11-2-2013 alle ore 19:09

    quel che è certo, ripeto, è che all’estero (meglio: in taluni Paesi esteri) c’è più speranza rispetto all’italia. come ho letto recentemente ” L’europa, per trovare il coraggio,ha bisogno di avere paura” (B.Severgnini)…è difficile sradicarsi da familiari e luoghi affettivi, dalle radici, dai riferimenti, ma per un giovane si prospettano poche strade all’orizzonte (almeno in questa contingenza storico-economico-sociale). Ecco che un giovane può investire su sè stesso: un anno sabbatico per imparare una lingua straniera, per sperimentare diversi modi di vivere e di ragionare, se non, auspicabilmente, per la “serendipity” (cioè per trovare quello che non si sta cercando).

  30. Corrado Tumaini scrive:
    Scritto il 12-2-2013 alle ore 18:35

    Riporto quanto è emerso da uno scambio di opinioni con giovani professionisti in merito ai quesiti posti da Alessio (che come Laura si trova anche nella condizione di decidere se iscriversi o meno a uno dei corsi Emas Ecolabel).

    Xjqf, avvocato,libero professionista, con acclamati talenti e buona manualità:
    “Caro Corrado, ogni tanto occorre fare anche qualche errore… Quello che farei io alla sua età e nelle sue condizioni è: http://www.workingin-newzealand.com ”

    Ygka, laureata, ecclettica, con ottime capacità organizzative e spirito di iniziativa (anche su progetti “singolari”):

    “Personalmente sono combattuta tra l’idea forse piu’ pragmatica di investire le proprie risorse per l’espatrio e quella, suggerita non molto tempo fa da Camilleri, di provare a giocare in casa, perche’ se vai via dal tuo paese a causa di qualcosa che non ti piace, il tuo vuoto sara’ colmato proprio da quel qualcosa che non ti piace”

    Come “senior” sono cosciente di essere un privilegiato per causa anagrafica: alla mia generazione (e forse l’ultima in tal senso)è stato ancora data la possibilità di lavorare, e quindi esprimersi, rendersi autosufficienti (cioè poter pagare il mutuo…), scegliere (se si aveva voglia). Eppure oggi, con un quarto di secolo di esperienza maturata nell’ambiente, anch’io sto vagliando le opportunità di trasferire le mie capacità altrove. E ho scoperto di non essere un caso isolato: chi per necessità (pragmatismo) chi per saturazione.

Scrivi il tuo commento!

  • acqua, Ambiente, art. 41, bonifica, bonifiche, buon senso, Caucaso, centrale elettrica, Codice dell'Ambiente, comunicazione, conflitto, consulente ambientale, coraggio, CSC, discariche, emergenza, falda, futuro, informazione, Inquinamento, libertà, macerie, materiali da scavo, materiali di riporto, mercato, Natura, principio di precauzione, procedure semplificate, protezione, prudenza, responsabilità, Rifiuti, riporti, riporto, rischio, salute, sicurezza, siti contaminati, sito contaminato, sottoprodotti, suoli urbani, sviluppo, tensione, terre e rocce da scavo, test di cessione
  • HOME |
  • FISCO |
  • DIRITTO |
  • LAVORO |
  • IMPRESA |
  • SICUREZZA |
  • AMBIENTE
  • Chi è postilla |
  • I blogger |
  • Blog Policy |
  • Diventa Blogger |
  • Chi siamo |
  • Contatti |
  • Privacy |
  • Note Legali |
  • Policy cookie |
  • Pubblicità
 X 

P.I. 10209790152

Postilla è promossa da: IpsoaIl FiscoCedamUtetIndicitalia