29 aprile 2013
Lettera dal Caucaso/3
Auadkhara (Abkhazia), Giugno 2008
Le sorgenti dell’acqua minerale più famosa in questo settore del Caucaso settentrionale sgorgano prossime al confine abkhazo-circasso, a 1.700 m di quota; l’acqua è bicarbonata sodica magnesiaca un po’ troppo ricca in Boro per il commercio internazionale ma molto apprezzata localmente.
Le operazioni di prelievo dei campioni e di registrazione dei dati richiedono poco tempo, la giornata di fine primavera e la natura dei luoghi offrono quanto e più è lecitamente permesso chiedere per il godimento dei sensi e dispongono a una rapida conclusione delle attività lavorative, quest’ultima accolta senza resistenza dai nostri accompagnatori apsny, che si dedicano da subito e interamente alla preparazione dell’attività preferita in questo angolo della Terra: il banchetto con l’ospite.
Dal retro dell’auto sono prelevate quantità di prodotti locali non proporzionate al numero dei commensali: uva, mele, formaggi, uova, verdure condite, basilico rosso, pollo arrosto, pane, salse piccanti, dolci, miele, thè nero e ….chacha naturalmente.
Ai primi brindisi, la nostra guida, assunto il ruolo di cerimoniere, leva il bicchiere alla Natura “che negli uomini desta meraviglia, incanto, ammirazione, ma anche sorpresa, turbamento, scompiglio, …alla Natura che è democratica e distribuisce i suoi doni sulla Terra ignorando i confini che gli uomini si ostinano a tracciare nella polvere….”
La mia meraviglia di fronte alla Natura si è evoluta di pari passo con la presa di coscienza del mio rapporto con la Geologia e con i fenomeni naturali in generale:
1) malgrado gli sforzi di molti miei professori, le tante ore di studio di testi scientifici e le ripetute prove sui materiali in laboratorio, al primo livello c’è, conservata intatta dall’infanzia, la meraviglia primordiale (incanto, ammirazione) per i fenomeni geologici e ”naturali”;
2) al secondo livello, il perpetuarsi del ricorso alla sorpresa geologica da parte dei progettisti di opere grandi, medie e piccole, per me è potenziale fonte di lavoro, se non come proprio come geologo applicato, almeno come consulente politico e tecnico facilitatore…
3) ultima in ordine di tempo, la mia meraviglia di fronte allo sconcerto che mostra la civiltà moderna, occidentale, ad alta tecnologia e visibilità, al ripetersi nel tempo e quasi negli stessi luoghi (sottolineo: ripetersi) di azioni di aggiustamento degli equilibri naturali. Meraviglia la mia che va trasformandosi con il tempo e l’esperienza in genuina curiosità.
L’incanto esercitato dalla geologia, a partire dai primi sassi luccicanti ficcati nelle tasche dei pantaloni dell’infanzia (sono geologo “per vocazione”) è tutto soggettivo: posso illustravi la mia meraviglia, ma non posso trasmettervela; attraverso la narrazione di vicende grandi e piccole, posso forse rendervi, al più, curiosi, perché stiamo trattando della meraviglia generata dalla forma di una montagna, dal luccichio della mica in un sasso, dal freddo della neve sulla mano, dal rollio continuo dei ciottoli sulla spiaggia, del brivido della scoperta di una vena cristallizzata, del battito del cuore come unico suono percepito all’interno del buio di una miniera abbandonata.
Di tutt’altro genere è la sorpresa geologica, presenza costante da quando mi sono calato nel periodo “professionale”: una “meraviglia” disciplinata dal nostro codice civile; art. 1664, secondo comma. L’uso distorto dell’istituto delle varianti in corso d’opera per finalità non sempre coincidenti con quelle poste a base dei progetti finiscono con il costituire una delle più gravi patologie del sistema perché allungano i tempi di esecuzione delle opere e ne aumentano esageratamente i costi. In realtà la sorpresa geologica (cd anche imprevisto geologico) può sussistere solo in quei territori dove le conoscenze scientifiche e tecniche del sottosuolo sono scarse o discontinue o se non sopravvivono una memoria storica e una cultura locale. Poiché la sorpresa geologica è disciplinata dal codice civile, è implicita l’esistenza concomitante di un conflitto, che deve essere regolato, tra interessi dell’individuo, interessi pubblici e struttura fisica (natura) del territorio. La qual cosa mi riconduce al concetto di ambiente come prodotto del conflitto.
Lo sconcerto dell’umanità occidentale (e delle sue imitazioni diffuse sul pianeta), ovvero la reazione di una porzione di Umanità attuale al manifestarsi dei fenomeni geologici e dei fenomeni naturali che entrano in conflitto con il suo territorio mi appaiono sempre più sproporzionate e fuorvianti.
Ammesso che, a partire dall’Uomo agricoltore, l’Umanità si è posta in lotta contro la natura e ammesso anche (qui però con qualche perplessità) che in questo conflitto siamo entrati consapevoli, mi pare che la meraviglia, lo sconcerto che porta alla piccata riprovazione possano essere solo il prodotto di una valutazione superficiale (magari supportata da un paio di secoli di supponenza e illusoria onnipotenza) e di una gestione autistica della risorse reali e dei propri limiti; da qui l’effetto distorto sulla percezione del dimensioni del conflitto e l’innesco della fuorviante (e…auto-assolvente) comunicazione del fenomeno naturale:
…la terra assassina
….l’inferno di fuoco,
….l’onda di morte
con il corollario:
…la regione in ginocchio,
…l’economia colpita al cuore,
…la popolazione prostrata
e avanti nella semplificazione del problema e nell’elencazione delle ulteriori disgraziate ambulatoriali conseguenze! ….derivate in definitiva da cosa? Da un assestamento dell’equilibrio idrostatico di un pendio, della liberazione di una infinitesima quantità di energia nello spostamento di una placca continentale, del naturale perpetuo processo di erosione delle montagne, da oscillazioni della temperatura su scala geologica (ma anche storica….)etc. etc. . Ma interferente con gli interessi privati e quelli collettivi: condizione questa che appare inconcepibile. Incomprensibile.
Scritto il 2-5-2013 alle ore 07:20
bene così, attendo la lettera n°4