1 ottobre 2009
Gestire la tensione
Non è una semplificazione affermare che ogni emergenza ambientale rappresenta un caso originale: il numero dei tipi di problemi ambientali è pari al prodotto dei composti di base e dei residui industriali e civili per le variabili geologiche, idrogeologiche, socio-economiche e geo-politiche: tendente all’infinito…
I problemi ambientali hanno però un elemento in comune: è il carattere di circostanza critica e di allarme (sia questo vero o supposto, sostenibile o solo conclamato) che il singolo caso assume automaticamente dall’istante in cui lo si affronta.
Qualunque sia il livello di pericolo attorno al caso di emergenza ambientale, si condensa una tensione (intesa come eccitazione, inquietudine, sforzo) che condiziona fin dall’inizio lo sviluppo delle lavori: in questa atmosfera si presidia si indaga e si progetta.
Rappresentata in un diagramma, l’intensità della tensione ha sempre un andamento modale: il ruolo del consulente ambientale è di indicare dove far cadere il picco massimo della curva (momento decisionale) e a quale livello mantenere il successivo andamento asintotico (periodo operativo) per lo sviluppo del processo tecnico-amministrativo.
Rispetto a un passato ancora recente, attualmente l’opinione pubblica percepisce con maggiore intensità i rischi cui sono potenzialmente esposte le popolazioni e il loro ambiente; è anche incontestabile che, contemporaneamente, lo straordinario sviluppo dei mezzi di comunicazione favorisce questa ancora inesperta capacità di cogliere l’emergere di nuovi rischi prima che si sia potuto fare piena luce sul problema con un approccio scientifico-razionale: le ripercussioni della divulgazione delle notizie attraverso i media sono così causa dell’acutizzarsi della “tensione” attorno al caso, con ricadute che non sono difficili da immaginare.
La funzione del consulente si concretizza quindi attraverso:
- la valutazione del problema,
- la scelta della strategia di gestione,
- il controllo della tensione attorno al caso,
- la comunicazione.
“L’individuazione di un corretto equilibrio, tale da consentire l’adozione di azioni proporzionate, non discriminatorie, trasparenti e coerenti, richiede una procedura strutturata di adozione delle decisioni sulla base di informazioni particolareggiate e obiettive”. (1)
È necessario operare con buon senso e confidare nell’altrui uso, esercitare l’ascolto favorendo il silenzio attivo, cogliere le opportunità che nascono dalle coincidenze, agire con ottimismo, coraggio e prudenza dinamica.
(1) dalla Comunicazione della Commissione Europea 2 febbraio 2000 (COM 2000/01)