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Il Blog di Corrado Tumaini

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Postilla » Ambiente » Il Blog di Corrado Tumaini » Danno ambientale • Inquinamento » Dal Diario di Cantiere…

16 ottobre 2009

Dal Diario di Cantiere…

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Martedì
Partenza da Genova. Nel bagaglio a mano, tutto il materiale per i campionamenti speciali; la pinza sigillatrice per le vials, no (“oggetto contundente!”): viaggia in cabina di pilotaggio, grazie al buon senso del comandante dell’aereo e malgrado l’ottusità del servizio di sicurezza a terra. Tre file più avanti c’è il tennista imbarcato dopo di me con due meravigliose racchette in fibra (“innocue”).

In serata, giungo alla sede operativa. I macchinari, le attrezzature e i materiali per l’intervento in emergenza di ripristino della barriera bentonitica sono pronti ma non partiranno il giorno seguente per lo “scoglio” (così abbiamo affettuosamente soprannominato l’isola) : tutto esaurito sui traghetti, troppi turisti (forse). Il primo imbarco utile è (forse) assicurato per giovedì, ma non diretto: (forse) 4 ore di navigazione per attraversare 28 miglia di mare!

Le previsioni annunciano condizioni del mare sfavorevoli e ….. sullo scoglio c’è già “burrasca”.

Mercoledì
Mi imbarco comunque per lo scoglio, con il “veloce”. Occuperò il tempo libero per mettere ordine nel faldone dei documenti tecnici, amministrativi e contabili prodotti sinora.

Il mare è gradevolmente mosso: mi piace così, dà il senso della traversata, se non stai sottocoperta. Come con l’aereo, quando “balla”.

A metà traversata escono in coperta i primi cianotici.

Arrivo puntualissimo al porto incrostato di salsedine e mi porto sul sito.

Il Sito! Mentalmente traccio sulla sabbia dell’arenile il profilo del nuovo diaframma; per la seconda volta a distanza di un anno la barriera ha una falla, nello stesso punto!

Con gli occhi disegno la linea, da Sud su su verso Nord, 35-40 metri non di più, dieci ore di lavoro filato senza interruzioni, prima che arrivi l’alta marea e….e il filo del pensiero si smorza davanti a un’ombra, piazzata là a tre quarti del percorso, nell’area di concessione: infradito, polpacci al vento, bermuda, polo bianca. È  il “vicino”. E mi sta fotografando! Di già?!

Attorno a lui, senza fretta, i suoi stanno smontando il pontile messo sotto sequestro dalla Procura per supposti reati ambientali, come tutti gli altri dieci pontili. Un brillante escamotage per bloccare l’abusivismo, un po’ come fu con Al Capone.

Chiacchero, interrogo, leggo, misuro la tensione attorno: mmh!. In più sono stato preceduto delle notizie sui giornali,  infondate. Questo significa che il vicino è in piena attività: ha fatto dello spostamento delle centrale lo scopo della sua vita e ha trasformato alcuni frequentatori del suo centro nautico, altolocati e caciaroni, negli amplificatori della “Idea”. Contento lui…

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Giovedì
Ore 11,30: la squadra di pronto intervento ambientale, con escavatore a seguito, giunge sullo scoglio senza altri inconvenienti. Il cantiere è approntato immediatamente.

Ore 14,30: iniziano i lavori di costruzione del nuovo diaframma bentonitico, partendo dal punto di intersezione Sud con l’esistente barriera e procedendo verso Nord. Si confida in tal modo di  disporre di più tempo da dedicare alla mediazione in corso con il vicino per ottenere il permesso di accesso all’area in sua concessione.

Ore 16,00: è realizzato il nuovo tratto di barriera sino a pochi quattro metri dal confine di concessione, ma lì i lavori si fermano, perché sull’arenile sono dispersi i pezzi del pontile.

Il vicino fotografa e filma tutto e tutti. Documenta e commenta.
Complessivamente sono stati realizzati quattordici metri di barriera in tre ore effettivamente lavorate a fronte di  sette ore di presidio e non quanti fotogrammi digitali ed ore di riprese video…

Venerdì

Lavori fermi. Permesso di accesso negato in attesa di una “autorizzazione” dall’alto chiesta dal vicino. È previsto il rinforzo del vento da oriente e un peggioramento progressivo delle condizioni meteo.

Si gioca sul filo della legalità. Raccomando “nervi saldi e carte a posto”.

La squadra di pronto intervento non abbandona l’area se non a sera. Spostando alcuni pezzi di pontile lasciati sul tratto di arenile libero, si sono realizzati altri quattro metri di barriera (un’ora di lavoro); la falla è lì davanti, a tre metri dalla testa del diaframma nuovo.

Si invia una supplica alle Autorità perché intervengano.

Sul finire della sera parte una rissa di vicinato: è bello vedersi ascoltati!

Sabato

Ore 8,00: la squadra è pronta sul posto, in attesa dell’intervento delle Autorità pubbliche.

Ore 10,30: arrivano i giornali dalla terraferma: il caso è sulla prima pagina di quelli a diffusione locale….con approfondimenti all’interno.

Ore 13,00: è notificata l’Ordinanza sindacale, prima supplicata poi pretesa e infine ottenuta al termine di una mattinata inquieta;  ingiunge al vicino lo sgombero immediato di uomini e cose dall’area in temporanea concessione per permettere alla squadra di procedere in totale sicurezza alle opere di bonifica.

Mi reco dal vicino per definire il piano operativo, ma sono respinto. Chiedo l’intervento di tutti degli organi di pubblica sicurezza operanti sul territorio (Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigilanza urbana, Guardia Costiera, San Silverio).

All’arrivo di Carabinieri e Vigili urbani, il vicino non oppone ulteriori obiezioni, si meraviglia di tanta agitazione e si impegna a liberare entro o dalle (dipende dalla versione) l’area di intervento.

I lavori di smontaggio e sgombero del pontile procedono con il medesimo ritmo dei giorni precedenti: placidamente.

Ore 15,00: un pezzo di pontile è caricato dall’arenile sull’autocarro: sono liberi sei metri di zona di intervento.

Le condizioni di lavoro intanto peggiorano per l’alta marea e il moto ondoso creato dal traffico di imbarcazioni in ingresso nella baia.

La squadra di pronto intervento riprende le attività. La piccola folla di afficionados si stringe attorno. Ricompaiono le macchine fotografiche e le telecamere.

Siamo esattamente sulla falla quando la benna apre la trincea nella sabbia incoerente e dalle pareti e dal fondo penetra l’acqua marina, trascinando con sé il gasolio che impregna i terreni. La sabbia si fa scura sino a nera (troppo nera…penso), traslucida. Il mare batte insistentemente sul bagnasciuga. Imbragata al braccio dell’escavatore sta calando la cassaforma. La miscela di bentonite è quasi pronta.  La squadra è rivolta verso la trincea, il mare alle spalle: è un momento “delicato”.

Improvvisa, arriva un’onda più violenta delle altre, poi subito una seconda: è il “veloce” che entra nel porto! Le onde sopravvanzano la cassaforma e si abbattono nella trincea, catturano quello che possono e tentano di uscire in testa allo scavo, erodendo.

Sono lì, al momento giusto nel posto sbagliato. Due panne oleoassorbenti in mano. Aggancio moschettone su anello o moschettone su moschettone? Sollevo lo sguardo: il vicino…beh! Già sapete cosa sta facendo. Accanto a lui un altro spettatore guarda la scena con gli occhi crudeli dello scommettitore: senza muovere altro muscolo, con il solo cenno della testa mi segnala la lingua di acqua e gasolio che si porta verso la linea di contatto con il mare.

Deciso: moschettone su quello-che-viene-viene! Pafh! Frappongo il salsicciotto tra l’immonda lingua e l’onda. Dietro alla mia nuca una leggera brezza e l’odore dolciastro di olio idraulico mi segnalano che, in deroga momentanea al D.Lgs 81/2008, la benna dell’escavatore mi è passata accanto e rapida riporta materiale per ricostruire il cordolo. È fatta. Siamo salvi, almeno per ora.

Lo scommettitore si allontana, indolente, forse è deluso.

Questa scena verrà riportata anche sui giornali, nei giorni successivi: si scriverà di fiumi di gasolio che fuoriescono dalla centrale elettrica, di versamentimmagine-02-post-0244i (“versamenti”?) a mare, di disastro… Concordo sul fatto che la vista del carburante galleggiante sull’acqua e che filtra dalla sabbia possa risultare “impressionante” ai non addetti ai lavori. Un po’ come entrare in sala operatoria a paziente aperto mentre lavorano sull’infezione. Sembra impossibile che poi tutto si sistemi. Eppure sarà così. Solo che nessun quotidiano scriverà, il giorno dopo, di “fiumi di sangue” che fuoriescono dalla sala operatoria….

Ore 17,30: i lavori sono nuovamente fermi di fronte all’autogru del vicino ben impiantata sulle spesse piastre in cemento armato e con la linea immaginaria del diaframma che passa sotto. Lo scavo è  messo in sicurezza. La squadra di pronto intervento presidia e attende.

Ore 19,00: ritorna l’autocarro del vicino che carica ancora pezzi del pontile, poi spiaggia alcune imbarcazioni prese a nolo dai frequentatori del centro nautico e che ora si avviano verso la serata del sabato.

Ore 19,15: l’autogru è fatta arretrare dello spazio minimo necessario e sono traslati di lato due delle piastre di appoggio. Riprendono i lavori sulla barriera. Termineranno alla 21,30.

(Forse) si cena. E poi si raggiunge il nuovo alloggio, poiché l’albergo ci ha”sfrattato” (tutto esaurito per sabato e domenica, arrivano i “sub”!).

Ci avviamo. Alle nostre spalle, ventidue metri di diaframma realizzati in poco più di quattro ore effettivamente lavorate su tredici di presidio.

Raggiungiamo il nuovo alloggio, un garage in seminterrato trasformato in mini appartamento: un letto matrimoniale, un lettino aggiunto, tre lenzuola (scegliere: o sotto, o sopra o avvolti..): Tre uomini….Nel bagno niente asciugamani, né carta igienica. Prova: l’acqua almeno c’è? Siamo a posto.

Pochi minuti e l’appartamento è trasformato per la notte; i pezzi superflui del matrimoniale sono trasferiti in cortile, accompagnati da coloriti apprezzamenti sulle qualità morali della madre dell’affittuario.

…..Notte fonda. Non dormo, ovvio. Nel letto di fronte l’escavatorista si gira sul fianco: gli duole la gamba, lo so, gli hanno tolto il gesso  non più di dieci giorni fa. Oggi pomeriggio zoppicava vistosamente, ma non si è mai risparmiato per tutto il tempo. Gli è montata l’insofferenza solo verso sera, quando tutto pareva ancora immobile e immutabile (“Porta pazienza, dissi, vedrai che all’ora di cena spostano tutto e se vanno. Non prima…ma lo faranno. E in pochi minuti. No! Non hai il permesso di ribaltare la loro autogru adesso…Pazienza, nè) .

Nel lettino, il più giovane della squadra sussurra qualcosa nel sonno. Sorrido immaginando che stia sognando la sua ragazza da sempre (adesso è Domenica, sarebbe giusto che fosse con lei e non qui); non posso però escludere che stia protestando con me (No dottò! Basta drillam nella bentonite, qui s’impacca tutto. No! Anche il detersivo per piatti -Ndr: un trucco del mestiere – questo no proprio!)

Il tempo scorre lento (quanto ancora all’aurora?). Forse riesco a prendere un po’ di sonno…forse. Immagini e pensieri mulinano nella testa come gli ingredienti male assortiti di un frappè nel frullatore.

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Domenica

Mi sveglio. Con in bocca il sapore del frappè .

Assistenza al sopralluogo dei Consulenti tecnici della Procura. Presentazioni, scambi di saluti, domande/risposte, foto, sorrisi, altre domande, ulteriori risposte. Verbale letto, approvato e sottoscritto.

Mezzi di lavoro e attrezzature sono caricati sugli autocarri che saranno imbarcati con il traghetto delle 13,00.

Svogliatamente, a pranzo si parla ancora  di questi giorni. Gli ultimi commenti. Si ride ripetendo le battute migliori. Si assapora il cibo (ottimo!) ma senza gustarlo fino in fondo. Fa già tutto parte del passato.

Ritorno sul sito. Ripeto, per l’ennesima volta, le raccomandazioni e i suggerimenti. Saluto i committenti. E mi reco dal vicino; lo saluto con cortesia sincera, forse faccio una gaffe aggiungendo: “..alla prossima!”, ma ormai è scappata.

Mi porge la mano e un sorriso tirato, questa volta non parla. Sua moglie mi saluta con  piglio più aperto e sempre con quegli occhi profondamente malinconici.

Si parte, cullati da un mare ora clemente, immersi in una comitiva di turisti. Flussi aromatici di creme solari, le palpebre pesanti, l’acido lattico che lavora le ginocchia. Si arriverà al tramonto.

Anche questa sera mi attende una camera di albergo, forse in stile “arte povera”, chissà. Stessa metratura delle altre, stessi odori stratificati di disinfettanti e di presenze effimere. È la globalizzazione.

E poi all’aurora via! In quel momento di transito dalla notte al giorno in cui il mondo ed i suoi affanni sembrano, per un momento, poter esser relegati sullo sfondo. Solo, in silenzio, con i pensieri da autostrada (… e sto bene… Questa illogica allegria,  proprio ora, proprio qui… 1980 Luporini/Gaber), otto ore di auto, verso la tana… la testa già nel prossimo fascicolo.

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